K SIDE:RED
Intervallo #4 (pag 253-260)
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Autore: Rairaku Rei (GoRA)
Illustrazioni Suzuki Shingo (GoHands)
(traduzione: 9*7)
Illustrazioni Suzuki Shingo (GoHands)
(traduzione: 9*7)
Intervallo
Tu-tum, pulsò il cuore.
Suoh sentì che il suo battito cardiaco si stava come
sincronizzando con qualcosa.
Ma cosa?
Provò la strana sensazione che il confine tra lui
e il mondo esterno si facesse d’un tratto più vago. Il dolore provato fino a un
attimo prima aveva disposto il suo corpo in un limbo, e la sensazione genuina
di essere vivo al punto da sentire la pelle bruciare andava spegnendosi.
Improvvisamente, come fosse la salma di una medusa sciolta nel mare, ebbe l'impressione di essere sul punto di dissolversi dal mondo.
King?
Mikoto?
Sentì le voci incerte di Totsuka e Kusanagi che
lo chiamavano da lontano.
Non era il momento di perdere la ragione. Erano
in trappola in un vicolo cieco, un attimo di distrazione sarebbe costata loro
la vita.
La sua mente era più o meno sveglia e sembrava
riuscisse a valutare la situazione, ma la sensazione di afferrare il mondo circostante
naufragava senza riuscire a tornare.
Sono
impazzito?, si chiese la mente apparentemente lucida, da un
luogo a debita distanza dalla coscienza.
Tu-tum, pulsò di nuovo il cuore.
Il battito si era collegato. Un battito identico
risuonò nell’aria.
Con cos’è che
si è collegato?
(Con la “Lastra d’Ardesia”).
Sentendo la risposta fornitagli dal suo
inconscio, Suoh aggrottò la fronte.
E cosa
sarebbe questa “Lastra d’Ardesia”?, rispose la sua mente, sempre da quel
luogo distante. Il terreno scomparve da sotto i suoi piedi.
Suoh galleggiava nel cuore dell’oscurità più
nera.
Un’oscurità senza confini, simile allo spazio.
Sono morto?, pensò.
È questo
l’altro mondo? Oppure è ciò che chiamano sogno prima di morire – “l' esperienza ai confini morte”?, rifletté.
Il cuore si era calmato. Nonostante gli rimanesse
solo da decidere se fosse già morto o se fosse sul punto di farlo, stranamente
non trovava motivo di allarmarsi.
In quell’istante, sotto ai suoi piedi si formò
una tavola rocciosa.
Sulla superficie portava inciso un disegno che
ricordava un labirinto circolare. Era una tavola larga almeno sei tatami (=10mq).
Tu-tum, pulsò il cuore. A quel battito, il disegno sulla “Lastra d’Ardesia” si illuminò per
un istante.
Tu-tum, il cuore di
Suoh e la “Lastra d’Ardesia” pulsarono all’unisono. Si sintonizzarono.
Con il ripetersi dei battiti, la luce del disegno
sulla "Lastra" si fece più forte e più decisa.
Tu-tum,
tu-tum, tutumtutumtutum.
Quando i battiti del cuore di Suoh raggiunsero il
limite, la luce si spense con un soffio.
Ma l’attimo dopo, il centro della “Lastra” si
illuminò di una luce ancora più forte che cominciò a propagarsi ricalcando il
disegno circostante. Come fosse un flusso d’acqua in un sistema articolato di
tubature, la luce rossa riempì completamente le scanalature del disegno, e brillò con vigore.
Suoh venne inghiottito dalla luce rossa e percepì
di essere divenuto un tutt’uno con la “Lastra”.
Sentì il magma ribollire dentro il suo corpo. Non
riuscì a trovare paragoni per quel calore e quel vigore.
Pervaso dal flusso di forza caldo e impetuoso che
gli stava quasi bruciando il corpo, sentì la coscienza sbiadirsi e su quel
bianco cominciarono a riversarsi diverse informazioni.
Si potrebbero definire i ricordi della “Lastra
d’Ardesia”.
Il potere della “Lastra”, i ricordi della
“Lastra”, i pensieri della “Lastra”.
La “Lastra” si collegò con l’anima di Suoh------e
lo scelse.
Nello stesso istante in cui Suoh riaprì gli
occhi, l’aria sopra la sua testa si increspò.
Come sprigionato dal cuore di un’esplosione, apparve un
gigantesco corpo di luce dalla forma di una spada.
“Gah…!” si lamentò Suoh, avvertendo una forza
violenta che lo sballottava da dentro. L’attimo dopo, la luce rossa che
rivestiva il suo corpo si espanse all’esterno, divenne fuoco e bruciò, lambendo ciò che lo
circondava.
Nonostante questo, il calore impetuoso che
avvertiva dentro di sé non voleva saperne di assestarsi e continuava a
divorarlo e a logorarlo. Quel potere inesauribile incrinò il terreno ai suoi
piedi e quella crepa cominciò ad espandersi in modo radiale.
Se solo provava a contenere quella forza veniva
assalito da un violento mal di testa.
Questa
stanchezza deriva dal fatto che tento di fermarla?
Improvvisamente una tentazione si impadronì di lui.
Se avesse lasciato che quel magma continuasse ad uscire, non si sarebbe forse
sentito meglio?
Era una tentazione dolcissima.
Ma proprio mentre era sul punto di cedere, sentì
una voce che lo chiamava.
“King!”
Era la voce di Totsuka. Per uno che non fa altro
che sorridere spensieratamente tutto il tempo, il tono era piuttosto disperato.
Suoh fece schioccare la lingua.
Aah, piantala
con questo “King”! È proprio a causa di quella tua abitudine di chiamarmi in quel modo che è andata a finire così!
A poco a poco, Suoh riacquistò le forze.
Trasudando luce dal suo corpo, si voltò
lentamente a guardare indietro.
L’asfalto era incrinato da una crepa radiale il
cui centro era proprio lui; gli edifici tutt’intorno erano bruciati e anneriti
dal fuoco.
In quello scenario raccapricciante, Totsuka e
Kusanagi se ne stavano immobili con aria assente. A prima vista sembrava che
non avessero riportato ferite.
Suoh esibì un sorriso disperato.
“…Avete un momento per ascoltare un discorso
stupido?”
A quelle parole indolenti, pronunciate con un
sorriso imperscrutabile, Kusanagi mostrò un’espressione stupefatta rotta solo
dal tentativo di sorridere.
“Ma no… lascia stare. Quello che è successo è già
abbastanza stupido…” disse indicando il cielo con il dito. “Sulla tua testa è
comparsa una spada”.
Al tono forzatamente ironico di Kusanagi, Suoh
rise con il naso.
“Il Re Rosso… eh…?”
Naturalmente anche Kusanagi conosceva la leggenda
metropolitana del Re Rosso. Come Suoh, l’aveva sentita da Totsuka. Suoh non
sapeva quanto Totsuka avesse preso sul serio quella storia però una volta, scherzosamente, lui gli aveva detto: “Se il Re Rosso esistesse davvero, sono certo che tu
potresti diventarlo.”
Suoh si fermò un attimo a riflettere per capire
da dove poteva cominciare a raccontare della “Lastra”, del potere e della
conoscenza che aveva acquisito, ma alla fine, pensando fosse una seccatura, ci
rinunciò.
Chiuse gli occhi. Strinse le mani in due pugni e
le alzò.
Concentrò lì la sua coscienza.
Ricordando il momento in cui era stato investito
dei suoi poteri dopo che la sua anima si era collegata con la “Lastra d’Ardesia”,
evocò nelle sue mani la fiamma che attingeva dal magma che ribolliva dentro di
lui.
Lentamente aprì i pugni. Due fiamme ricoprivano
completamente i suoi palmi.
Kusanagi e Totsuka guardarono la scena
trattenendo il respiro.
Suoh porse le mani infuocate ai due, con un
movimento leggero.
Con un sorriso svogliato, senza dare alcuna
spiegazione, disse solo: “Che intenzioni avete? Le afferrate o no?”
Nonostante l’insensatezza della situazione, Kusanagi
e Totsuka non ebbero la minima esitazione.
La mano destra e la mano sinistra contenenti la
fiamma di Suoh.
Kusanagi afferrò la destra e Totsuka la
sinistra.
Kusanagi acquisì un potere spropositato, Totsuka
a malapena quello di conservare il fuoco dentro il suo corpo.
Kusanagi divenne per Suoh la spada della
razionalità, Totsuka divenne la catena in grado di tenere a freno Suoh le volte
che si fosse lasciato andare più del dovuto.
Non fu chiaro se ciò fosse dovuto alla differenza
caratteriale dei due o se fosse stato lo stesso Suoh a disporre di loro in modi
così diversi consciamente o inconsciamente.
Il Re Rosso e i suoi due clansman.
Quella fu la forma originaria del Clan Rosso.
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